I media nell’epoca della digitalizzazione come quinto potere

Dr. Franca Siegfried Accademia svizzera di scienze umane e sociali

Non è un segreto che l’agenzia di stampa americana Associated Press (AP) da tempo sta facendo circolare migliaia di rapporti scritti da robot – soprattutto sullo sport, sul mercato azionario e l’economia, sul clima. L’AP impiega robot-giornalisti che sulla base di fatti scrivono rapporti e notizie. All’AP statunitense corrisponde la nostra Agenzia telegrafica svizzera (ats). Anche essa è erosa dall’era della digitalizzazione. Non si parla ancora di robot-giornalismo, ma il management sta ridimensionando massicciamente l’agenzia. Un’ondata di scioperi ha allarmato la popolazione e la politica, la questione è oggetto di accese discussioni ed è imminente un arbitrato presso l’ufficio federale di conciliazione. Da gennaio 2018 più di 15 collaboratori ats sono stati licenziati e altre dozzine hanno visto ridotto il loro carico di lavoro. Lunedì 12 marzo sul Waisenhausplatz a Berna, i collaboratori dell’ats hanno messo in scena una performance sulla loro situazione: Il logo aziendale, formato dai dipendenti ats, si dissolve lentamente … vedi il video su Youtube.

https://www.youtube.com/embed/OlhWaZHUNdo?ecver=1

 

Aree nervose

Bernhard Pörksen, studioso dei media all’università tedesca di Tübingen, ha appena pubblicato un libro, “Die grosse Gereiztheit – Wege aus der kollektiven Erregung” (Hanser-Verlag 2018). Vi descrive lo stato di nervosismo estatico in cui si trova il mondo della rete, e nelle 220 pagine del libro documenta questo modello di eccitazione con casi di studio internazionali. “In questo libro non sostengo alcuna forma di pessimismo rispetto alla rete, io stesso oscillo quasi quotidianamente tra gli estremi del pensiero apocalittico e di quello euforico. Da un lato ci rendiamo conto dell’enorme dono di informazioni, della disponibilità fulminea di idee estremamente interessanti che abbiamo a disposizione attraverso Internet, e dall’altro siamo inorriditi da un video in diretta streaming che fa emergere dalla rete un focolaio di odio e cattiveria”, dice il professor Pörksen nella NZZ (15 febbraio 2018).

https://www.nzz.ch/feuilleton/bernhard-poerksen-wir-sind-auf-dem-weg-zur-empoerungsdemokratie-ld.1355041

https://www.hanser-literaturverlage.de/buch/die-grosse-gereiztheit/978-3-446-25844-0/

 

Il quinto potere

Anche Bernhard Pörksen non ha trovato una soluzione al problema degli editori: come si possa ancora finanziare un giornalismo di qualità nella frattura culturale della digitalizzazione. Tuttavia, egli descrive come un nuovo quinto potere, definito “Publikative”, si stia sviluppando – oltre al potere esecutivo, giudiziario, legislativo e al quarto potere, il giornalismo tradizionale. Con questo quinto potere, la società redazionale assume come obiettivo educativo una nuova dimensione. La modernità digitale può accompagnare l’apertura dello spazio comunicativo e promuovere con norme e principi adeguati un’etica di piattaforma. Questa dovrebbe avere le funzioni di un Consiglio della stampa. Nella nostra democrazia, la gente si aspetta equità e affidabilità dai media. In Svizzera, il sistema della milizia si applica al giornalismo, motivo per cui non disponiamo di alcuna professionalizzazione, e dal 1977 il settore si autoregola con una commissione di etica dei media. Tutti possono esporre gratuitamente un reclamo contro un articolo sui media. In caso di reclamo, il Consiglio della stampa decide se e per quale motivo l’articolo viola il Codice. Tuttavia, il Consiglio non ha autorità in materia di diritto penale e si limita a pubblicare le prese di posizione. Come “braccio operativo”, il Consiglio di Fondazione è composto da 15 giornalisti e sei rappresentanti del pubblico, che applicano il Codice sulla base della pratica. L’obiettivo è quello di costruire, all’interno della digitalizzazione, una nuova etica della comunicazione, che non può essere assicurata da un Consiglio della stampa che operi ancora secondo il codice giornalistico tradizionale. Se si dà un’occhiata anche alla più recente homepage, si ha l’impressione di vedere un omaggio al vecchio giornalismo di qualità. Occorre quindi un nuovo organismo, moderno, non nostalgico, che si occupi della società redazionale nella realtà digitalizzata.

https://presserat.ch/

 

L’ascesa del lettore

“Direi che al momento ci troviamo in una fase di transizione da una forma di democrazia mediatica di vecchio stampo, caratterizzata da un chiaro agenda setting e dal gate keeping delle giornaliste e dei giornalisti, a una democrazia di “indignazione”; ora tutti possono partecipare”, spiega Bernhard Pörksen nella NZZ. Egli vuole un giornalismo dialogico, perché il pubblico esperto di media è in grado di posizionarsi in modo diverso. La simulazione del giornalista onnisciente non è più richiesta, è scomparsa da tempo, in una società redazionale tutti sono interlocutori con gli stessi diritti. Pertanto, il giornalista dovrebbe anche dire addio all’asimmetria informativa rispetto ai lettori. È necessario un ulteriore cambiamento di prospettiva: oltre a trasmettere i contenuti, il giornalismo deve fornire informazioni sistematiche sulle modalità di produzione dei suoi contenuti. Pörksen pensa che il gate keeper diventerà un gate reporter. Tutte le fonti, i criteri di selezione, ecc. devono essere trasparenti per il lettore. “Non considerare mai la propria comunicazione come il punto d’arrivo, ma sempre come l’inizio di un dialogo e l’impulso a un discorso”, scrive Pörksen nel suo libro.

https://www.nzz.ch/feuilleton/bernhard-poerksen-wir-sind-auf-dem-weg-zur-empoerungsdemokratie-ld.1355041

 

Il Consiglio della piattaforma

“Mai vedere la propria comunicazione come il punto d’arrivo, ma sempre come l’inizio di un dialogo e l’impulso a un discorso”… questa potrebbe diventare una delle massime del Congresso #digitale 21, che si svolge dall’11 al 13 aprile a Lugano. Durante i tre giorni, il discorso si concentrerà sugli effetti della digitalizzazione sull’istruzione, l’apprendimento e il lavoro nel 21° secolo. Chi si ritrova qui sa bene cosa aspettarsi nei prossimi mesi e come la comunicazione cambierà rapidamente. Nel migliore dei casi, alcuni protagonisti di Lugano sono pronti a formare il nucleo di un nuovo organismo, il Consiglio della piattaforma: Scienziati, politici, editori, gestori di piattaforme, giornalisti e rappresentanti di diversi gruppi sociali che insieme riflettono sugli standard necessari e su come integrare i nuovi concetti etici nella formazione delle giovani cittadine e dei giovani cittadini svizzeri. Imparare a programmare è una buona cosa, ma non va trascurato l’impatto della digitalizzazione sulla società. Tutto sembra ancora un po’ teorico, ma chi avrebbe mai pensato solo poco tempo fa che un giorno dei robot-giornalisti avrebbero scritto notizie di borsa… È tempo di agire. https://www.digitale21.ch/