Un miliardo di franchi per meno istruzione

By Dr Franca Siegfried, Accademia svizzera di scienze umane e sociali

Il PS svizzero ha fatto i conti ed è arrivato a più di 1 miliardo di franchi svizzeri: si tratta della somma dei risparmi sull’ istruzione nel periodo 2013-2018.Nel suo bilancio Il PS non ha tenuto conto di ulteriori risparmi a livello federale e, in parte, anche a livello comunale.

Dove colpisce la scure?
Le scuole limitano il numero di corsi offerti, ad esempio riducendo il numero di materie gratuite nel Cantone Argovia. I bambini ottengono ancora più vacanze – a Lucerna, i bambini sono stati invitati a prendere una settimana di vacanza obbligatoria. A Neuchâtel e nel Cantone di Berna, le dimensioni delle classi sono aumentate. Nel Vallese l’ insegnamento linguistico non avrà più luogo in classi ridotte. E si riducono gli stipendi degli insegnanti o si aumentano le ore obbligatorie…

Il miglior ritorno sugli investimenti
Se lo Stato investe nell’ istruzione dei bambini, investe nella materia prima del suo paese: l’istruzione significa prosperità. Con l’invecchiamento demografico ci saranno meno bambini nel nostro paese, il che significa meno teste e mani che un giorno saranno produttive. Cosa ne sarà della formazione primaria gratuita per tutti – un dogma della politica educativa svizzera?

Cumulus Card per la scuola elementare
Le scuole private alleggeriscono il budget delle scuole pubbliche. E’questo lo scenario che sembra aggirarsi come un fantasma nelle menti del consiglio comunale di Winterthur: ogni anno si dovrebbero risparmiare 10 milioni di franchi. Lo stesso scenario fa parte dello studio di approfondimento sulla scuola elementare 2030: la scuola primaria viene privatizzata e i bambini ricevono dallo Stato un buono per la formazione – utilizzabile in scuole liberamente scelte. Le scuole private certificate dalla Confederazione e dal Cantone richiedono inoltre ai genitori il pagamento di tasse scolastiche. In questo modo il dogma svizzero della formazione primaria gratuita verrebbe sotterrato.

https://www.swissfuture.ch/de/studie-volksschule-2030-vier-szenarien-zur-zukunft-der-schule/ (tedesco)

Un “tesoretto” con 2 miliardi di franchi
In gennaio, al Worldwebforum di Zurigo, questo importo è stato richiesto per la ricerca su nuove tecnologie. Lo scambio di idee tra politici, ricercatori e imprenditori si è incentrato su un “manifesto digitale”: è un catalogo di 20 pagine di misure da prendere nei settori della società, della politica, delle infrastrutture, dell’economia, della ricerca e dell’istruzione. Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann intende sostenere il processo di digitalizzazione, e i relativi fondi dovrebbero essere disponibili

https://www.nzz.ch/wirtschaft/digitales-manifest-fuer-die-schweiz-wie-die-schweiz-in-die-digitale-zukunft-gefuehrt-werden-soll-ld.141537 (tedesco)

Robot intelligentissimi
Se il settore della ricerca nel campo della robotica verrà ben sostenuto, ad esempio attraverso il programma di risparmio nel settore dell’istruzione, in futuro i robot prenderebbero in carico l’apprendimento dell’ABC al posto dei nostri bambini. Fra gli altri vantaggi, il fatto che gli “aiutanti digitali” in classe sono meno esigenti di bambini vivaci e curiosi. I robot avrebbero bisogno di un investimento una tantum, aggiornamenti regolari e un po’ di energia elettrica da mangiare. Il futuro delle scuole sarà ancora con i bambini?

http://www.sagw.ch/sagw/laufende-projekte/generationen/Aktuelles/Studien-international.html (tedesco)

Al buio
Lo scorso dicembre, un mercoledì pomeriggio, gli insegnanti del cantone di Lucerna hanno manifestato il loro disappunto: “Agli insegnanti si abbassa la saracinesca”. Le persiane nelle aule scolastiche sono rimaste chiuse, come simbolo dei tagli all’istruzione. Nei suoi comunicati stampa, l’associazione degli insegnanti di Lucerna LLV ha scritto: “Il Cantone non è più affidabile come datore di lavoro.”

https://www.llv.ch/ckfinder/userfiles/files/2016-12-13%20KP%2017-AbbaudebatteLLV%20Luzerner%20Lehrerinnen-und%20Lehrerverband-def.pdf (tedesco)

 

Foto: Štefan Štefančík